Con la resina di pino: si raccoglie da primavera a estate dai rami tagliati, o praticando un piccolo taglietto nella corteccia (piccolo, esagerando nel taglio il pino morirebbe) si lascia colare per qualche giorno, poi si raccoglie con un coltello e si mette in un contenitore, nel quale durerà anni.
In caso di costole o ossa incrinate, o anche in caso di infezioni da spine, si prende un poco di resina, si mette in un pentolino con poco vino, si fa fluidificare a fuoco lento e quando è liquida si versa su una pezza di lana. Si appoggia tiepida sulla parte e si fascia per tenerla ferma.
La resina si indurisce, assorbe il dolore, funziona da ingessatura permettendo il movimento, e, secondo la tradizione, si stacca da sola "quando il male se ne va". La pezza si butta via.
La resina serve anche come cerotto per il mal di schiena (sempre secondo la tradizione, la resina potrà spostarsi in su o in giù, ma la si lasci perchè "sta seguendo il dolore".
Ingessare le costole incrinate
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